Groppoducale
Contributo di Roberto Boiardi
Storicamente i crinali montani come quello sul quale insiste l’abitato di Groppo Ducale, erano utilizzati dall’uomo già in epoca protostorica, per insidiare nuclei abitativi; questi avevano il valore aggiunto di potere controllare più efficacemente il territorio dall’alto, creando così migliori condizioni di difesa in caso di attacco di altri gruppi umani; sicuramente anche queste zone montuose come del resto le altre nostre zone appenniniche piacentine hanno visto la presenza dell’antico popolo ligure che si insediò in epoca preromana in gran parte della zona nord occidentale dell’ Italia odierna e non solo. Inoltre nella vicina Val d’Arda a pochi km in linea d’aria da Groppo Ducale troviamo il territorio di Veleia che restituì numerose reperti liguri risalenti al secondo millennio A.C che ci fanno evidenziare un centro di notevole importanza ( che poi diventerà un grande municipio romano) agricolo e commerciale dei “Liguri Eleiati” o più semplicemente Veleiati. In nostro aiuto arriva anche la toponomastica, infatti da millenni nei nostri territori sopravvivono nomi di luoghi che ci portano a queste antichissime tribù liguri, probabilmente il popolo più antico ed autoctono europeo; lo stesso toponimo di Groppo Ducale ci fa pensare ad un rilievo tondeggiante di antica origine ligure, come del resto lo è il toponimo del monte che sovrasta il nucleo rurale di Groppo ducale, monte detto “La Penna” oppure come il non lontano villaggio di Pennula che sorge ai piedi del monte Chiappa della Pennula, altro modo che gli antichi liguri avevano di tratteggiare le vette; termini riferibili anche al culto che avevano nei confronti del dio delle vette il dio “Pen” che gli antichi liguri in particolare identificano in una montagna al confine tra le provincie di Genova, Parma e Piacenza e che ancora oggi porta il nome di Penna e sui cui crinali da millenni sorge la faggeta a loro sacra. La zona poi fu frequentata dai romani, ( come altre zone della Val Nure) inoltre alcuni studiosi, ipotizzano che il lastricato del foro di Veleia Romana venne realizzato con arenaria grigia proveniente da Groppo Ducale; da aggiungere che da sempre le memorie storiche del paese tramandano da generazioni che i romani vennero con dei carri trascinati da buoi nel rio di Groppo Ducale a prendere le pietre che successivamente sarebbero state utilizzate nel municipio romano. Altresì esistono racconti dell’esistenza di un ponte romano nella vicina frazione dei Cordani che sorgeva sul rio della Lubbia, esistente fino a qualche decina di anni fà, ai giorni nostri scomparso. Quasi sicura poi nei secoli successivi la presenza longobarda a Groppoducale come centro strategico di controllo della valle; ciò è anche suggerito dal fatto che Ducale avrebbe origine da Dugario, ossia derivante dal termine “dux” che equivale a comandante longobardo. Ampie testimonianze di un antico fortilizio del XIV rimangono vicino alla chiesa di San Biagio; il castello appartenne, prima ai Fulgosio signori di Fiorenzuola ed esponenti Guelfi ai quali subentrano i Nicelli signori della media e alta Val Nure. Il maniero rimase fino alla prima metà dell’800 al casato nicelliano, fu poi alienato alla locale Opera parrocchiale. Il castello fu poi utilizzato come scuola elementare, per poi essere negli anni abbandonato. A partire dal 2001, grazie all’impegno del parroco e di alcuni abitanti della zona, sono iniziati i lavori di restauro, terminati nel 2003. Un’altra gloriosa pagina di storia di Groppoducale insieme al suo circondario composto dalle frazioni di Agnelli, Badoni, Barbugli, Colombello, Cordani, Costa, Crose, Forlini, Monte, Montelana, Ronchi e Sura, l’adesione alla Magnifica Università di Val Nure, una comunità che vedeva in Bettola la sede amministrativa di una vasta circoscrizione territoriale che comprendeva ben 38 comuni e comunelli posti per lo più nella media ed alta Val Nure, ma anche in Val d’Aveto, Trebbia. Un istituzione concessa dai Duchi di Milano nel 1441 nella figura di Filippo Maria Visconti che dava ampia autonomia a questi territori, i quali tramite i loro rappresentanti potevano legiferare in materia fiscale, dazi, sanità ed altri importanti aspetti della vita sociale; un istituto che durò per oltre tre secoli. In questo antico borgo rurale rimangono diversi edifici con tipologie dai parametri in pietra e tetti coperti a lastre di ardesia e fumaioli di tipica foggia appenninica a volte sormontati dai classici spiritelli. Come tanti altri villaggi montani nel secolo scorso ci fu un autentico esodo di emigrati che andarono a cercare fortuna e migliori condizioni di vita all’estero in particolare verso la Francia.
rif. bibliografici: Bettola e la Val Nure | Ambiente-Archeologia- Architettura.
Bettola