Ebbio

Contributo di Roberto Boiardi

Zona anticamente abitata come altre località di Bettola e la Val Nure fin dall’età del bronzo, confermati poi dal ritrovamento verso la fine del 1800 in un campo vicino a Costa di Pradello ( non lontano da Ebbio) di diverse armille (Bracciali)  riferibili per la loro manifattura all’ area di identità culturale ligure che confermano l’ appartenenza in quei tempi di questo settore dell’ nostro appennino all’ Ethnos ligure. In epoca preromanica poi la zona e la valle come le altre vallate piacentine erano occupate da  tribù di antichi liguri (con punti di contatto con la cultura celtica) nel nostro caso gli Ilvates e più ad oriente i Veleiates ( fondatori della città di Veleia); grazie poi al ritrovamento della Tabula Alimentaria di epoca traianea ( si tratta della più grande iscrizione d’epoca romana alta 1,38 e larga 2,86 m in bronzo ) verso la fine del 1700 in un campo ( Macinesso) nei pressi di quello che fù  il municipio romano di Veleia, sappiamo con certezza dell’esistenza di una rete di fondi agricoli ed insediamenti abitativi degli antichi romani i questi territori, dato che nella zona di Ebbio erano ubicati il saltus ( pascolo e bosco) Eborelia ed il fundus ( campi coltivati)  Eburelia di cui conosciamo oltre che la collocazione anche il nome della proprietaria, che si chiamava Sulpicia Priscilla.  Questi fondi erano compresi nel Pagus Domitius ( circoscrizione rurale attinente all’attuale Bettola)  all’interno  dell’ Agers Veleiati, territorio che andava dalla val Luretta ad ovest alla Val Taro. La comunità di Ebbio detta volgarmente dei Barbieri ha mantenuto nel tempo ancora ai giorni nostri, aspetti di spiccata ruralità ed asprezza del suo ambiente; nell’abitato rimangono diverse tipologie di edifici che hanno conservato le caratteristiche architettoniche originali con murature in pietra e tetti in “ciappe” con l’utilizzo di pietre e stile costruttivo eulitico. In questo splendido contesto da secoli si erge una torre del 1300 dei Nicelli che faceva parte di un sistema difensivo insieme ad altre torri in altre località vicine ( Murlo-Missano-Pradello) messo in atto da questa potente famiglia feudale per il controllo della Val Nure. Troviamo poi l’attuale chiesa parrocchiale dedicata a San Terenziano Vescovo del 1700. Questa chiesa prima oratorio fù elevata al rango di parrocchia nel 1775 in quanto precedentemente Ebbio faceva capo alla chiesa di San Giovanni Battista con annesso piccolo convento preesistente  su un promontorio detto il “Poggio” verso il passo Pia  prima probabilmente di essere distrutti da una frana, e di cui rimangono pochissime tracce:  Come ricorda il Boccia  incaricato dal governo francese nel suo peregrinare sulle nostre montagne nel 1805 testualmente scrive “saranno 60 anni che non si celebra più la  messa essendo caduta la chiesa” Il Poggio è tristemente noto anche per essere stato probabilmente luogo di sepoltura in fosse comuni dei morti di peste frutto di un epidemia che colpì la zona nel 1600, lo si evince purtroppo da ritrovamenti che sono avvenuti nel passato di ossa umane dovute a dilavamenti provocati dagli agenti atmosferici. Ebbio fù anche una delle 38 località che a circa metà del 1400 facevano parte della “Magnifica Università di Val Nure” che era un’ istituzione comunitaria situata nella Val Nure e alcune zone delle valli limitrofi e che aveva Bettola come proprio centro governativo, potendo legiferare in leggi esenzioni da dazi ed altri privilegi fiscali dalle prestazioni militari, avendo una quasi totale autonomia governativa. Fù così che nel 1441 Filippo Maria Visconti accordò tali privilegi alla nostra comunità valliva e che in seguito furono riconosciuti dagli Sforza, e da Francesco I re di Francia; istituzione che resse quasi per tre secoli fino al 1700. Da ricordare poi che poco prima di arrivare ad Ebbio troviamo anche la località di Caslasca ( antico toponimo ligure) dove esisteva un avamposto documentato del 1400 appartenuto sempre alla famiglia feudale dei Nicelli e di cui restano pochissime tracce.