Santa Maria della Quercia

Contributo di Roberto Boiardi

LA STORIA  DELLA CHIESA SCOMPARSA ED IL CONVENTO DEDICATI A  SANTA MARIA DELLA QUERCIA SUL COLLE DELL’ APPARIZIONE A BETTOLA. Con una suggestiva ipotesi di fondazione del tempio nel XIV SEC. I resoconti del1803 dell’Ing. bettolese Luigi Botti, ci permettono di ricostruire la gran parte storica e religiosa di questo colle sacro.

Sul colle dell’Apparizione a Bettola ( all’epoca San Giovanni di Revigozzo) nella località ancora oggi chiamata ” i Frati ” o anche le  “Prigioni”, esisteva un convento, Terzo ordine Regolare di San Francesco con annesso santuario, chiamato di Santa Maria della Quercia. La denominazione ci riporta alla antica tradizione secondo cui la Beata Vergine sarebbe apparsa su una quercia ad una pastorella nel luogo dove poi sorse la chiesa che all’epoca era incolto e boschivo, dicendole che qui voleva essere venerata; fu poi costruita una cappella e posto come custode un terziario francescano. In seguito poi grazie alle donazioni e carità dei devoti vennero poi costruiti la chiesa ed il convento, chiamati i Terziari Regolari. per quanto attiene alla fondazione del complesso, ci sono forse alcune incongruenze storiche, ad esempio il Padre Francesco Bordoni religioso del T:O Francescano giurista e storico di valore visitò Bettola e nella sua “Historia Tertii Ordinis” del 1658 ci dice che ha notizie dell’esistenza già  dal 1410 di un’antica chiesa. L’ingegnere bettolese Luigi Botti che fu uno dei quattro maggiorenti del paese che risposero al questionario del 1803 del Moreau de Saint-Mery inviato napoleonico nel Ducato di Parma e Piacenza, ritenne che la fondazione della chiesa di Santa Maria della Quercia avvenisse sul principio del XIV ( confortando così le testimonianze di alcuni vecchi religiosi del convento, loro stessi informati dai frati predecessori, in una sorta di tramandazione orale) o basandosi su una donazione alla chiesa ed al convento di un fondo da parte di Lanfranco Nicelli e Giacopino Ferrari del 23 giugno del 1511, come da rogito di Bartolomeo Roncovero de Canonici conservato in pergamena da quei padri fino al 1803, che la chiesa sia stata fondata da un certo Andrea Camia sul finire del XIV sec. Un incongruenza storica che fu messa in evidenza dallo storico piacentino F. Arisi ( in Il Convento dei Francescani a Bettola 1982) per il quale non è possibile che una donazione del 1511 dimostri che il convento fosse del XIV, tesi forse sostenuta dai Frati unicamente per dare maggior lustro al loro convento. Arisi invece propende con una certa sicurezza che l’edificazione della chiesa sia databile per la fine del 1400 ed inizio del 1500 ( il 1496 dovrebbe essere l’anno dell’apparizione della Beata Vergine Maria); Infatti alcuni dei pochi reperti trovati dove sorgeva il Santuario di Santa Maria della Quercia rivelano caratteristiche di fine 400-primi del 500 ( un piccolo capitello lavorato su due facce in arenaria, un frammento di testa di vecchio in terra cotta, alcuni frammenti fittili figurati). L’indagine dell’ingegner Botti del 1803 diventa però molto utile e precisa quando riferisce sulla struttura della disposizione del Tempio, sul luogo e sulla vita che si svolgeva sul sacro colle bettolese. la salita che andava alla chiesa ed al convento era malmessa e faticosa sia da fare a piedi che a cavallo, le strutture erano già nel 1803 rovinate sia per vetustà, sia anche per il terreno franoso. Nonostante questo stato di degrado il luogo era molto frequentato non solo dai pellegrini e devoti che veneravano l’immagine della Vergine che si trovava aderente al tronco della quercia, sulla quale sarebbe apparsa, che era custodita nel muro tra il coro e l’altare maggiore, ed attraverso un piccolo foro di tanto in tanto si toglievano dei pezzetti della sacra quercia da dare come reliquia religiosa ai devoti che si recavano in pellegrinaggio al santuario. Inoltre poi i francescani ricevevano nel Santuario anche molte persone che erano impossibilitate a frequentare la Pieve di Revigozzo ( che era la plebana principale) troppo distante da Bettola considerando che all’epoca la zona era molto franosa ed i sentieri spesso difficilmente percorribile in condizioni di sicurezza. La struttura principale della chiesa era molto spartana: il soffitto era fatto di travi e assi, ed era coperto con lastre di arenaria ( ciappe) ed era sostenuto da quattro archi in cotto, era ad una sola navata, (vedi Piantina)  con sei antiche modeste cappelle con altari, dedicati, al Redentore, a San Francesco d’Assisi, a San Bartolomeo, a Sant’ Antonio da Padova,  a San Fermo, ed alla B.V del Rosario. Quest’ultima cappella era abbellita da due quadri dipinti su tela ed infissi sul muro dalle dimensioni di 153 cm x 90 ( once 51 alti 30); quello di sinistra rappresentava la B.V del Rosario con San Francesco d’ Assisi e San Domenico, quello di destra la B:V del Rosario con San Pio V e san Domenico. Il presbiterio di forma rettangolare era sufficientemente ornato, così come l’altare maggiore, davanti al quale si trovava un antico pallio scolpito in legno e dorato con oro fino, rappresentante la nascita della B:V vergine. Le altre pareti della chiesa erano veramente in stile francescano, la chiesa era fornita anche di un organo ed era anche la sede di una confraternita di Cordigeri. la torre ( unico complesso originale rimasto) aveva tre campane, la maggiore costruita di finissimo bronzo ed un orologio con quadrante a sfera esposti al pubblico per l’indicazione delle ore, da come ci racconta il Botti nel 1803 l’orologio era fermo ormai da tempo. Il nove agosto di ogni anno si teneva nello spiazzo davanti  il convento la sagra di San Fermo frequentata da molti valligiani di ogni dove e bottegai che accorrevano per accaparrarsi le famose Ribbiole della Bettola un tipico formaggio pecorino di montagna. Tre le numerose personalità dei tempi andati che andarono in pellegrinaggio al Santuario della Santa Maria della Quercia si ricordano il Duca Ottaviano farnese insieme alla moglie Margherita d’ Austria i quali donarono per l’evento una grande campana con inciso i propri nomi ed inoltre concessero ai religiosi numerosi benefici confermati poi in seguito anche dai Borboni. Ci fu poi anche ospite del convento uno dei più grandi oratori del seicento Padre Segneri il quale partendo dal sacro colle andò a predicare nella piazza della “Gera” ( attuale piazza Colombo)  predicando davanti a migliaia di fedeli così raccontano le cronache dell’epoca. L’archivio documentale del convento insieme a quello della Magnifica Università di Val Nure purtroppo andarono  distrutti nell’incendio di torre Farnese che fu data alle fiamme dalle orde spagnole nel 1636, quando saccheggiarono e distrussero quasi l’intera Val Nure portando morte e distruzione. Nel 1862 il campanile/torre era già adibito a carcere, ma ancora aveva l’originaria struttura, quando poi l’intero complesso fu trasformato in carcere mandamentale l’ultimo piano della torre quello della cella campanaria fu demolito ed assunse così l’attuale fisionomia. Il 1888 fu poi l’anno che segna praticamente la fine delle strutture originarie, o almeno gran parte di esse in quanto venne annessa alla torre la casa del custode  (attuale edificio) un edificio di tre piani costruito in modo da formare un corpo solo con essa, la chiesa già in condizioni strutturali pessime nel 1862 venne definitivamente abbattuta in quanto pericolante. Il materiale di recupero fu riutilizzato per costruire la casa del custode e per l’alto muro del cortile, preparato verso ovest ( verso il monte) dove i carcerati potevano prendere l’ora d’aria. Durante i lavori di demolizione dell’antico Santuario di Santa Maria della Quercia fu rinvenuta la famosa quercia murata nell’abside del Tempio. Il prezioso e venerato simulacro della BV invece, già dal 1817 era stato trasportato nell’oratorio ( di antica memoria nicelliana) di Borgo San Giovanni che a partire dal 1828 venne eletto a chiesa parrocchiale; nel 1885 poi fu trasferito nella nuova chiesa parrocchiale, l’attuale Santuario dedicato alla Beata Vergine della Quercia patrona della Val Nure, trovando così una collocazione definitiva. L’edificio del convento francescano era piccolo molto spoglio, tipico della semplicità dei Frati che vi dimoravano, aveva piccole finestre adornate però di graziosi parapetti in arenaria e si sviluppava prevalentemente verso nord (vedere la piantina). Davanti alla torre guardando verso est ( quindi verso l’abitato di Bettola) nel 1862 vi era ancora un orto con viti, orto chiuso da muri sia verso la chiesa che verso la strada comunale, quella che ora conduce al cimitero di San Giovanni. Il Convento era uno dei più importanti della provincia francescana di Milano, nel 1588 ad esempio vi si tenne un capitolo generale nel quale fu rieletto il padre Bonaventura da Vicenza, autore della regola dell’ Ordine. Il Convento possedeva alcune terre e case nel comune di Revigozzo Citra ( attuale comprensorio della pieve di Revigozzo), in Ponte  Albarola ( oggi  Ponte dell’Olio) e in Bassano di Montechiaro ( Val Trebbia). L’Imperatore Federico II soppresse questa sede francescana e la donò all’ospedale di Piacenza nel 1769. Nel 1778 il Duca di Borbone ripristinò il convento di Santa Maria della Quercia e gli aggregò anche i beni del convento  di Castell’Arquato. Il Convento poi fu definitivamente soppresso da napoleone nel 1810; in seguito passò al demanio. Nel 1860 ospitò le truppe piemontesi di passaggio nella valle; fu anche residenza privata ( testimonianze familiari Perani e Marani) venne poi demolito nel 1909. I pochi ruderi rimasti furono poi utilizzati per la costruzione della nuova cappella dell’ Apparizione nel 1954 e per il drenaggio del suolo retrostante. La nuova Cappella, quella che possiamo ammirare anche ai giorni nostri, fu orientata verso est di fronte al paese, mantenendo però la parte centrale dell’ abside nell’identico luogo in cui si trovava murata la quercia dell’Apparizione. Dell’antica struttura quindi rimane a noi solamente la torre decapitata della cella campanaria; a noi però genti bettolesi preme mettere in risalto il grande prestigio che il Convento ed il Santuario di Santa Maria della Quercia ebbero nei secoli quale importante centro religioso per l’intera Val Nure , folle di pellegrini giunsero da ogni parte per pregare sul sacro colle, personaggi famosi, governanti illustri, missionari eccellenti e tanti altri. Forse su quel colle dove apparve la Madonna della Quercia, iniziarono anche i commerci, le fiere, che hanno resa famosa Bettola ed il suo territorio nei secoli quale principale centro economico e religioso della valle, forse lassù è iniziata l’epopea storica e civile del nostro paese. La comunità bettolese e della Val Nure custodisce tuttora con affetto e devozione le memorie e l’antica tradizione dell’ Apparizione ed è auspicabile che queste luminose vicende dei primi custodi del sacro colle, e la sua ormai plurisecolare storia vengano tramandate e conosciute maggiormente per riaffermare la nostra centralità religiosa di valle e portate con estremo orgoglio quale nostro retaggio storico-culturale e religioso.

Bettola