Pieve di Revigozzo

Contributo di Roberto Boiardi

L’antichissima pieve di Revigozzo una plebana del XI sec. dedicata a San Michele Arcangelo, sorta in questa località omonima di origine longobarda molto probabilmente sulle ceneri di un’area sacrale pagana ispirato alla divinazione ed al culto delle acque, successivamente poi in epoca cristiana dedita ai riti micaelici di natura longobarda. La pieve fu ricostruita nel XX sec. in stile neogotico, ed estendeva la sua giurisdizione territoriale, ricalcando quelli che erano i confini del “Pagus Domitius” compreso nell’Agers Veleiate elencati nella famosa tavola traianea di epoca romana. La posizione strategica di questa pieve fu probabilmente anche la causa dei suoi legami diretti con il vescovo di Pavia che le conferì notevoli privilegi e l’immunità dagli obblighi verso Piacenza.  La comunità anticamente “Rubicontium” e la plebana di San Michele sono menzionati nei documenti per la prima volta nel 1047 quando il vescovo di Piacenza vi deteneva parte della villa e ne esigeva le decime. ma già nel 1217 la pieve è sottoposta alla diocesi di Pavia, in quanto era anche una delle località preferite dal vescovo pavese per trascorre i periodi estivi; questa sorta di enclave in territorio piacentino sotto le dirette dipendenze del vescovo di Pavia, comprendeva questo ancora ai tempi del Boccia (noto cartografo della prima metà dell’ottocento) le parrocchiali di Bettola, Groppo Ducale, Rigolo, Bramaiano,e leggio, comprese nell’attuale comune di Bettola; questo fino al 1823 quanto il territorio menzionato ritornò nelle facoltà della diocesi di Piacenza. Per l’importanza del sito ed il conseguente potere ecclesiastico in questa zona di  Val Nure questa enclave religiosa pavese fu sempre disputata tra le varie casate feudali del territorio, in particolare dei Nicelli in quanto nel 1466 ne fu affittuario per circa tre anni Giovanni Nicelli rettore di San Martino di Casalasca, inoltre in alcuni documenti tardomedievali si parla anche di un “castellaccio” di Revigozzo di cui però non restano più tracce. Si ricorda anche la terribile pestilenza del 1630 in quanto nelle vicinanze della pieve vi si trova una collinetta chiamata il “poggiolo dei morti” che fu luogo di sepoltura di centinaia di cadaveri mietuti dalla peste.

Bettola