Il Pittore Stefano Bruzzi
Contributo di Roberto Boiardi
ARTISTI E LA VAL NURE, BINOMIO INSCINDIBILE: STEFANO BRUZZI PITTORE ORIGINARIO DI RONCOLO DI GROPPALLO.
Stefano Bruzzi nasce a Piacenza il 1 maggio del 1835, nell’abitazione al numero 37 dell’allora via del Teatro (odierna via Verdi), da Pietro Bruzzi la cui famiglia era originaria di Roncolo di Groppallo e da Anna Pistoni. Compì gli studi umanistici nella sua città natale, dove venne seguito nel suo percorso da Bernardino Massari, frequentò anche lo studio di Lorenzo Toncini all’ Istituto Gazzola di Piacenza. Nonostante la sua prima formazione fosse legata ad un genere pittorico romantico, di prevalente carattere storico e religioso, il giovane Bruzzi si fece notare anche in qualità di caricaturista nella scia delle pubblicazioni del conte Giuseppe Salvatico, tutto ciò evidenziò in lui una notevole attitudine al disegno abbinata ad un’ intensa capacità di sondare il vero;
anche il fratello maggiore Giuseppe, pure lui pittore, ebbe seppur per breve tempo un ruolo importante nella sua formazione, purtroppo però morì all’età di soli vent’anni. Nel 1854 Bruzzi si recò a Roma insieme ad altri pittori piacentini per approfondire la sua formazione artistica, vi resterà per diversi anni, all’inizio fu in contatto con Alessandro Castelli e Nino Costa artisti già affermati, dalle grandi qualità grafiche ed esperti pittori di paesaggi d’ intonazione romantica. Con tale frequentazione artistica il giovane piacentino acquisisce un disegno deciso e privo di incertezze. Fondamentale e formativo fu il periodo che trascorse nell’ambiente artistico romano a contatto con molti artisti in particolare con il Costa con cui percorre la Campagna Romana traendo ispirazione dai paesaggi di Albano, Ariccia, del Lago di Nemi, di Nettuno. Sarà proprio il pittore romano, raffinato paesaggista, a favorire il contatto dell’amico piacentino con le esperienze artistiche più innovative e a presentarlo allo svizzero Arnold Böcklin, con cui rimarrà in contatto anche negli anni a venire, infatti i dipinti realizzati negli anni romani sono caratterizzati da una grafia attenta e da un sottile gioco cromatico che costituiscono un’autentica sorpresa essendo stati fino ad oggi poco considerati dalla critica; sono molto vicini, per gusto artistico alla produzione contemporanea del Costa. Nel 1859 Bruzzi si reca a Torino per cercare di partecipare come volontario alla guerra ed essere parte attiva degli eventi che stavano portando alla costituzione del Regno; L’arruolamento però gli viene negato a causa di un problema ad una gamba, ma ormai si trova in una situazione di pericolo, avendo palesato in maniera evidente un sentimento antiaustriaco, a tal punto da dover lasciare Piacenza per nascondersi sulle montagne piacentine nella casa padronale di famiglia a Roncolo di Groppallo, da cui si allontanerà solo una volta che gli occupanti austriaci della città se ne furono andati.
Dopo il matrimonio celebrato nel 1860 con la cugina Maria Rosa Uttini, si trasferisce a Bologna presso il padre, allora Presidente della Corte d’Appello locale; sempre con il padre è a Milano nel 1862, quando muore tragicamente anche un altro fratello, Luigi, durante una battuta di caccia. Alla morte del padre nel 1863, l’anno seguente si trasferisce con la famiglia a Firenze, da pochi mesi capitale d’Italia, città nella quale opererà per molti anni; fu poi presente a livello artistico anche in altre importanti esposizioni d’arte quali Brera a Milano e più avanti negli anni, alla Mostra di Belle Arti di Parma, a Napoli ed in altre città. I mesi estivi Bruzzi amava passarli nell’antica casa padronale di famiglia a Roncolo di Groppallo in Val Nure dove a contatto con la natura immerso in un ambiente bucolico, che gli ricordava la sua infanzia realizzò le sue cose migliori; mantenne sempre rapporti costanti anche con la sua città natale dove nel 1868 espose a Palazzo Mandelli il dipinto Aratro. Studi che poi trasferì in noti dipinti che furono apprezzati anche nell’ambiente fiorentino, in particolare quello legato all’ambiente culturale dei Macchiaioli toscani, a cui Bruzzi fu accomunato da vicinanza poetica e stilistica. Tra i dipinti segnalati dalla critica in quegli anni una ” Veduta del castello di Bardi “, esposta a Torino ed acquistato dal Principe Amedeo di Savoia, ” La strada del mercato “, e ” Campo mal chiuso “, esposto a Parma nel 1870, ” Prime giornate di bel tempo” e “Il dirupo”, esposti a Milano nel 1872. Nel 1874 espose a Piacenza ” Nevicata”, “Benedizione dei muli”, “Fuga di buoi”, “I Segantini”, e ” Passo difficile”; quest’ultimo conservato insieme ad altri dipinti, nella galleria Ricci Oddi di Piacenza, dove a Bruzzi è riservata una sala.
Sono proprio questi gli anni in cui Bruzzi raggiunge un’armonia stilistica che nell’arco della sua produzione gli farà esprimere, attraverso la resa dei temi agresti a lui cari, l’alto valore poetico ed etico che egli attribuisce a quel suo mondo rurale, soffermandosi sovente su episodi e personaggi in particolare del suo luogo di origine l’appennino piacentino.
Nel 1896 ritornò a Piacenza per insegnare all’Istituto Gazzola e per ricoprire la cattedra per l’insegnamento di Figura, e succedere a Bernardino Pollinari; Nonostante la lunga permanenza in Toscana Bruzzi sarà considerato, come l’ha definito Ferdinando Arisi, genius loci, con i suoi dipinti più celebri ormai assurti a simbolo del territorio. D’altra parte egli non aveva mai reciso il legame, né con Piacenza né, in special modo, con i monti dell’Appennino , scenario in ogni sua opera, né tantomeno con la casa di Roncolo di Groppallo dove talvolta ambienta scene di vita familiare, come nei deliziosi, piccoli dipinti Bimbi in casa Bruzzi a Roncolo (1875-1880) e La casa di Roncolo con le ragazze che fanno la calza (1880 circa). Nel 1907 lo stato di salute di Bruzzi inizia ad aggravarsi sino all’impossibilità di attendere ancora all’insegnamento; nonostante questo nei tempi successivi riuscì ancora a dipingere qualcosa, prevalentemente all’ acquerello in particolare soggetti sacri e simbolici. In un suo appunto del 1910, l’anno prima della scomparsa, scrisse: “Compito dell’artista è di sollevare i propri contemporanei al di sopra delle miserie della vita quotidiana e coltivare e fortificare nel popolo il senso del bello”. Il pittore piacentino si spegnerà nella sua casa natale nel gennaio del 1911.
Bettola